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"Zona Archelogica"
 

La zona archoelogica si estende dalla collina Botromagno fino al costone della Gravina.
 
Gli scavi archeologici , iniziati dopo che l’area fu preda di saccheggi, e che si sono succeduti nel tempo, dal 1966 al 1991, hanno portato alla luce tracce di sepolture.
 
I reperti archeologici rinvenuti risalgono all'Età del Ferro ed evidenziano tracce del mondo greco e romano.
 
Collina Botromagno
 
Sulla collina sono visibili tombe a semicamera databili al V secolo a.C. La ricchezza di questa area ha attirato l’attenzione di numerosi studiosi stranieri, che dagli anni ’60 anno intrapreso campagne di scavo. Oggi possiamo ammirare fondamenta di case, tombe a camera, a sarcofago dipinte ed articolate. Di grande fascino è il materiale rinvenuto nelle tombe come vasi, oggetti in bronzo, ferro ed oro, tutti custoditi presso il Museo “Ettore Pomarici Santomasi”.
 
 
 
Padre Eterno
 
Lungo il Torrente la Gravina è visitabile l’area del Padre Eterno, dove sono presenti numerose sepolture databili dalla fine del VII alla fine del IV secolo a.C., alcuni ambienti ed un’area occupata da fornaci per la produzione di vasi. Il sito archeologico detto del Padre eterno prende il nome dalla chiesa grotta rupestre presente nella stessa area.
In questo sito sono evidenti fondamenta di case e tombe scavate nel tufo naturale e ricche di corredo funerario della tipologia già presente su Petramagna. Qui si trovano le famose tombe dei guerrieri  una del V ed una del VI secolo, nelle quali è stato rinvenuto un ricco corredo. Queste due tombe sono state ricostruite presso il museo Civico.
 
Acquedotto
 
Ha origine sulla via che conduce a Dolcecanto. Da li con un tracciato di oltre tre chilometri in linea d’aria raggiunge il serbatoio, dopo aver attraversato tutta l’area archeologica  di Padre Eterno.
Le opere di manutenzione che si sono susseguite nel corso del tempo hanno modificato alcuni tratti ma la struttura setteecentesca  è ancora visibile.
L’acquedotto è costituito da un’ampia galleria che ospita i canali che, secondo un sistema di uso fin dal periodo romano, convogliano l’acqua all’interno un serbatoio, dove il rallentamento del flusso idrico consente il deposito delle impurità in una vasca di decantazione. Di qui, attraverso un’altra condotta l’acqua viene convogliata verso la fontana sul ponte in prossimità della Madonna della Stella. L’opera considerata la notevole superficie ha richiesto un grande impegno, basti pensare alle 6 diramazioni e agli oltre 60 pozzi.Lungo il tragitto sulle pareti sono visibili le nicchie ricavate per l’allogiamento delle lampade a olio ed i gradini per l’accesso ai pozzi.

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